Davvero è accaduto

E’ successo quest’estate: leggere un libro dopo mesi e mesi che non ne aprivo uno. L’odore della carta, sfogliare pagina dopo pagina e vedere lo spessore diminuire man a mano che andavo avanti… Sembrerà stupido dirlo ma che emozione. E poi accorgersi che parola dopo parola sentire che gli ingranaggi del mio cervello riprendevano a girare. Ogni tanto mi fermavo a chiedermi: “Sarà normale esaltarsi tanto per un libro?”, “Com’è possibile che delle semplici parole possano innescare simili meccanismi?” Eppure non avevo mai avvertito nella mia vita, il bisogno di leggere sul cartaceo. Mai avrei pensato mi facesse così bene. Un po’ come quando si dice che non sai cosa cerchi finché non lo trovi. Più me lo chiedevo, più la risposta non mi interessava. Ero talmente immersa nella lettura che… pensate… neanche sentivo la necessità di prendere in mano quella scatoletta luminosa e aprire Instagram per vedere che cosa stessero facendo gli altri. Quasi mi arrabbiavo quando arrivava il momento di andare a dormire. Perché leggere è così; puoi immergerti in un mondo che non è tuo, vivere una vita che non è la tua e, se trovi il libro giusto, puoi addirittura stupirti di te stesso e dei tuoi ragionamenti. Impari a conoscerti meglio. Ad un tratto eccola lì: l’ultima pagina, non so se lasciarla per dopo o continuare a leggere. Sono contenta di averlo terminato, ma allo stesso tempo preoccupata di ricadere in quel vortice che è la tecnologia. Solitamente, a questo punto, partono sia le ricerche disperate, per trovare qualcosa dello stesso autore, sia i messaggi alle amiche per farsi consigliare qualcosa di bello da leggere. I consigli si riveleranno inutili perché le riviste di gossip, a me, sostanzialmente non interessano. Sono lì, sul letto, a fissare la copertina plastificata e leggermente rovinata sui bordi del libro terminato. E ora che faccio? Puntuale come un orologio svizzero arriva una notifica di whatsapp e, scatto felino, mi getto per abitudine sul telefono. Dopo aver risposto mi rendo conto che, forse, quella notifica poteva aspettare. Perché ci sentiamo in dovere di stare incollati allo schermo e/o abbiamo l’illusione che sia appagante? Come abbiamo fatto ad arrivare fino a questo punto di non ritorno? L’errore più ricorrente è quello di pensare all’informazione digitale e alle immagini come ad una sorta di educazione, pensare che pixel e inchiostro siano interscambiabili è sbagliatissimo. Essendo nata nella “civiltà dell’immagine” non posso fingere di essere “all’antica”; internet è utile e le immagini aiutano a fissare i concetti. La lettura e la scrittura sono l’alimento base della nostra educazione. In un’intervista Concita De Gregorio disse che leggere una parola è come imprimerla nella pietra della nostra mente ed io mi trovo pienamente d’accordo: questo tema parte esclusivamente da un libro e dalla mia esperienza di lettore. Vorrei sinceramente consigliarlo a tutti: cominciate a leggere e fatelo sempre più spesso. Ma comperate il libro se volete vivere un’emozione… non da poco!

Sara Pierli, III AFM

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