“Leonardo e Vitruvio. Oltre il cerchio e il quadrato”

Lo scorso anno, in occasione del 500esimo anniversario della morte di Leonardo, Fano ha ospitato, in una mostra che lo affiancava al genio di Vitruvio, alcuni disegni provenienti dal Codice atlantico. Un’occasione che non abbiamo voluto perdere, un’emozione che ora condividiamo.

Vedere dei disegni di Leonardo apre il cuore e spinge la mente a riflettere. Essi ci dicono quanto questo uomo  si sia impegnato, quanta volontà lo abbia guidato, ci dicono, alla fine, quanto valga l’Esperienza. Nessuno potrà mai fare esperienza al posto nostro e poi raccontarci come è andata. L’esperienza per essere tale non deve avere nessun filtro, come un succo di frutta con, anche, la polpa. La sperimentazione coincide con la parte più naturale dell’uomo, quella istintiva. È l’ABC del nostro patrimonio di geni ,  secoli e secoli di adenine timine guanine e citosine che si elettrizzano per  ogni bambino che, con un bel bernoccolo, fa esperienza, per esempio, dello spigolo. L’Esperienza è il catalogo di tutte le prime volte ma soprattutto è l’elenco, prezioso e previdente,  delle note prese a margine. La sua semplice unicità la rende qualcosa di inevitabile. La necessità che abbiamo di sperimentare, conoscere, sapere, si compie e rimane sempre viva in noi: una sorta di eterna adolescenza. L’uomo senza la sperimentazione potrebbe finalmente disegnarsi seduto, ultimo tra gli ominidi dell’illustrazione evolutiva e far diventare la linea retta un cerchio. Chiuso. Punto. Fine. Questo non coincide affatto con la natura della nostra specie. Immaginando Leonardo, sarebbe scorretto infatti dire che, con la semplice esperienza del mondo e una infinita pazienza nell’osservare, egli sia riuscito nel suo genio. Corretto piuttosto sarebbe dire che, incuriosito, quando  ha teorizzato senza la pratica e praticato senza che ci fosse una teoria a sostenerlo, si è fidato, questa è la parola chiave, solo delle sue capacità. Il grande insegnamento della sperimentazione è l’importanza dell’immensa fiducia e della grandissima forza di volontà che ognuno di noi impara ad avere nel conoscere il mondo. E tutto questo non vuole essere  una sorta di cartello di divieto opposto alla teoria, allo studio, all’apprendimento scolastico. Essi sono  certo importanti perché capaci di sostenerci e di prepararci. Ma la teoria può avere un grande difetto. La citazione di Nikola Tesla “La teoria è come un mendicante vestito color porpora che la gente ignorante scambia per un re” riassume l’involontaria incapacità della teoria di non somigliare affatto a quello che poi troveremo “là fuori”.  La teoria non è affatto una vera vita e la nostra natura ci spinge a prendere la barchetta, affrontare il mare e trovare la porta che collega la scenografia al mondo reale e aprirla, anche se fa paura. L’apprendere teorico deve essere un casco, non un guinzaglio. Mi piace immaginare ognuno di noi sulle spalle di un gigante fatto di tutte le scoperte passate, di tutte le intuizioni, di ogni singola genialità che ha brillato di vita sulla Terra, perché la teoria in sostanza è l’Esperienza di ingegni passati: questo deve essere il nostro trampolino di lancio, teso su pensieri, teoremi, invenzioni e da  qui ognuno è invitato a saltare più in alto, ad acciuffare  e riportare agli altri, perché Utile, il Nuovo.

Matilde Parri, V Liceo Scientifico

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