Correva il tempo del Coronavirus….

La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimenti che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia.” (I Promessi sposi Cap. XXXI)

Sì, la storia sembra proprio ripetersi, con i suoi gesti coraggiosi e folli, raccontati da Boccaccio prima e Manzoni poi. Tommasi di Lampedusa farebbe dire al suo Tancredi “tutto è cambiato ma tutto è rimasto uguale”.

Eppure viviamo un tempo diverso, cosi diverso che conteremo gli anni a partire dal Coronavirus, una sorta di nuovo anno “zero” o di “ab urbe condita”.

E in questo tempo abbiamo capito che ci sono momenti che nessuno aspettava… ma che  accadono… momenti in cui tutto può far paura… e ciascuno vede l’altro come un potenziale “untore”.

In questi momenti, vuoi per la contingenza storica, vuoi per la suggestione di una lettura, improvvisamente tutto prende forma e significato e la scrittura torna ad essere terapeutica, regolatrice, organizzatrice di senso, capace di dare forma all’informe, voce al silenzio… e alla paura.

In questi momenti i ragazzi scrivono:

  • “Ricorderò questo  triste momento per tutta la vita… Mi manca la quotidianità, mi manca la scuola, mi manca ridere e divertirmi con i miei compagni, mi manca pure tanto la pallavolo. Voglio tornare a scuola e ad allenarmi. Con questo Covid siamo tornati indietro nel tempo come a Firenze nel 1348… tutti scappano con le mascherine, si vedono strane cose con le mascherine..messe al contrario, girate, riutilizzate!!
  • Il Covid ci chiama a stare a casa, quanta fatica nel farlo, anche da parte degli adulti.. eppure è l’unica cosa da fare e allora facciamolo per noi, per i nostri amici e famigliari.
  • A me mancano la scuola, gli amici e gli abbracci ma non sarà facile tornare ad abbracciarsi senza avere paura!
  • Io sono molto preoccupato per i miei nonni, non mi piace quello che continuano a ripetere: non colpisce i giovani, a morire sono gli anziani… quasi che non fosse nulla!!
  • L’Amuchina rende le mani pure  eppure  dovremo “sporcarcele” per aiutare gli anziani con la spesa i medicinali
  • Cerchiamo chissà quale protezione ma le cose da fare sono semplici e alla portata di tutti: lavarsi le mani, evitare luoghi affollati, restare a casa!
  • Vivo una quotidianità interrotta: niente scuola, niente sport, niente uscite. Rivoglio la mia normalità, forza tutti insieme con impegno.
  • Dobbiamo imparare dalla Cina, o così o non ne usciremo.
  • Io ho paura per i miei nonni, sono triste perché non posso abbracciarli. Rimpiango la mia quotidianità.
  • Amazon vende l’Amuchina a prezzi improponibili, la gente preoccupata ruba le mascherine a chi ne ha veramente bisogno. Dai giornali sono scomparse le notizie relative agli attentati, guerre, omicidi, inquinamento, il Referendum del 29 marzo. C’è chi dice di stare calmi e di nascosto fa scorte di viveri, come se la vita non continuasse.  Alla gente viene ricordato di lavarsi le mani, tutti si precipitano al pronto soccorso anche se non dovrebbero, gli studenti a casa non sanno se mandare colpi a vuoto contro la tecnologia .. insomma tutti i ruoli sembrano invertiti. La tecnologia, parliamone: 5 ore al giorno attaccati al cellulare e poi “ma come si invia una e-mail” Siamo arrivati al punto di rimpiangere la scuola, alla fine con le classi online si studia più di prima… ma vuoi mettere?
  • Ci dicono di lavarci spesso le mani, di non toccarci naso e occhi con le mani sporche. Allora io dico:  c’è voluto il Coranavirus per farci lavare?
  • Ci dicono di stare a casa e cosa facciamo? Andiamo al bar, a sciare, in spiaggia, improvvisamente dobbiamo esplorare il mondo e ci sentiamo come Marco Polo, prima con 37.2 ci chiudevamo  in casa, non ci recavamo al lavoro ora con la stessa temperatura organizziamo aperitivi.
  • E qualcuno non perde nemmeno l’umorismo e scrive che tossendo l’Italia si riprenderà l’impero romano… poi per forza le altre nazioni europee reagiscono e chiudono le frontiere!
  • Abbiamo capito una cosa: anche se viviamo in una società progredita siamo a rischio!
  • La peste a Firenze a Milano… Sono passati secoli ma siamo gli stessi e non abbiamo imparato. Quei 10 ragazzi fiorentini, alla peste rispondevano con l’amore, l’ingegno, ricreavano le fondamenta della loro civiltà, ordine, razionalità, bellezza. Noi… il panico! 
  • Non ci si difende dalla morte accumulando cose. Anche questo lo abbiamo imparato.
  • Tornare a scuola non mi dispiacerebbe affatto vorrebbe dire che tutto è finito.
  • State a casa ma… siamo sicuri che tutti abbiano una casa!Come fanno i senza tetto? Non sono scomparsi, sono dove erano, le notizie del Coronavirus li hanno fatti morire.
  • Adesso a ripensarci,  la scuola mi manca… incredibile!
  • Le fondamenta di una società che si dice progredita, sembrano incerte.
  • Ho tanta nostalgia della scuola, della mia normalità.
  • Tutto questo non finirà domani. Io spero che quello che sta accadendo ci faccia riflettere, ci faccia apprezzare ciò che abbiamo. La serenità non è scontata e quello che possediamo oggi non per forza lo avremo domani. La salute è un dono e come tale va salvaguardata.
  • Pensavamo che tutto riguardasse i cinesi e quindi non ci riguardava… prima gli italiani. Poi è arrivato.
  • E’ di fronte alla paura della morte che si vede, tra ridicolo e ferocia, chi siamo veramente.
  • Mai il mondo è apparso così piccolo e fragile, un minuscolo virus si fa arma letale, mette a repentaglio l’economia globale, fa traballare le borse di mezzo mondo.
  • Perché ci sentiamo al sicuro quando ci dicono che a morire sono gli anziani?
  • In momenti come questo ti guardi e capisci che quello che davi per scontato, in realtà, è un valore e ti chiedi: perché in tempo di pace non ho compreso tutto questo? Ma se questo è vero perchè l’Amuchina è diventata il bene più prezioso? Siamo davvero incomprensibili! La quotidianità lascia il posto alla paura, alle incertezze. Poi pensi che la paura potrebbe essere buona perché tiene lontano dalle situazioni pericolose. Sarà così?
  • Grazie a questa situazione ho veramente capito com’è vivere con la paura … come vivono i ragazzi nei paesi in guerra. Non dimentichiamocelo dopo.
  • La nostra società così progredita non ha mai pensato di potersi trovare in una situazione del genere e quindi ha ben pensato di tagliare sulla sanità: ospedali, posti letto, rianimazione… E adesso è corsa contro il tempo.
  • All’inizio sembrava una novità, qualcuno ha persino pensato che bello niente scuola!. Ora invece è tutto cambiato, un incubo e la scuola mi manca.
  • Ci poniamo domande vecchie come il mondo: chi siamo, dove andiamo. E così abbiamo scoperto che sì, abbiamo tanto di più rispetto ai nostri avi ma le paure sono le stesse. Identiche.

Ci sono momenti che diventano “luoghi dell’anima”.

Ci sono momenti in cui la scuola è attesa, desiderata e amata.

Ci sono momenti in cui si sperimenta l’assenza di una presenza scoperta, ora, fondante e indispensabile.

Ci sono occasioni che restituiscono alla scuola la sua più profonda natura.

Sì, la scuola è quel luogo dove il cronos diventa Kayros e la chiacchiera discorso.

Il tutto dentro una relazione fatta di volti e sguardi..in presenza.

“Questa conclusione, [… ] c’è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia. La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta”. (I Promessi sposi Cap. XXXVIII)

I ragazzi di III, IV AFM e la prof. Anna Grazia Mandrelli

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